Lunedì 27 ottobre si è concluso il Salone del Gusto a Torino; Terra Madre e Slow Food ne sono stati protagonisti indiscussi.
Sabato scorso, grazie all’azienda Garofalo, ho avuto la fortuna di poter visitare il Salone: un meraviglioso caos di colori, profumi e gusti provenienti da ogni parte di Italia e del mondo. Impossibile visitarlo tutto in un giorno solo, però il morso d’assaggio che ho dato è stato ricco di storia e sapori.
I temi di quest’anno sono stati la tutela della biodiversità e l’agricoltura famigliare, che è stata il tema centrale del #WFD2014, la Giornata mondiale dell’Alimentazione 2014.
Non è stato solo un incontro di specialità da ogni angolo del mondo, ma è stato un incontro di comunità tanto diverse tra loro, con in comune la voglia di raccontarsi e ascoltare altri racconti; questa condivisione è il cemento del network da costruire, il fare rete per tutelare l’ambiente e la salute di tutti noi.
Oltre all’agricoltura famigliare, altri temi caldi erano la pesca e l’allevamento sostenibile, perché la biodiversità è davvero a trecentosessanta gradi.
Il Salone del Gusto si è tenuto un mese prima della Seconda Conferenza Internazionale sulla Nutrizione, organizzata dalla FAO, che si svolgerà a Roma a metà novembre, e sei mesi prima dell’Expo 2015. I temi della biodiversità, della tutela della salute e dell’ambiente, del diritto ad una alimentazione adeguata per tutti sono davvero degli hot topics sui quali non si cessa mai di discutere. Anzi, non si deve cessare mai di discutere.
Fondamentale è farlo in maniera sana e costruttiva.
A mio parere, è necessario porsi delle domande, la cui risposta non è affatto facile, ma sono le cosiddette domande che aiutano a crescere.
Sappiamo cosa significa tutela della biodiversità?
Che cosa significa alimentazione sostenibile?
Cosa vuol dire filiera corta o km 0?
Ma soprattutto, sostenibilità ambientale e sostenibilità alimentare vanno di pari passo?
Ed in tutto questo dove le mettiamo le carbon footprints?
In uno dei suo aforismi G.K. Chesterton diceva
“La risposta a chiunque parli di sovrappopolazione è chiedergli se lui sia parte della sovrappopolazione; nel caso in cui non lo sia, come fa a sapere di non esserlo”
Come il diritto al lavoro, alla libera espressione, il diritto a nutrirsi è, anzi dovrebbe essere – il condizionale è purtroppo d’obbligo – conditio sine qua non per ogni abitante di questa sovraffollata terra.
Porsi perciò importanti interrogativi come questi negli slums di Mumbai o nelle campagne messicane piuttosto che nel paesino dell’Appenino umbro-marchigiano, dove è coltivato uno dei presidi slow food non dovrebbe essere cosa molto diversa; come in quel particolare punto dell’Appenino umbro – marchigiano è presente un presidio slow food, possono essere presenti presidi, quindi eccellenze alimentari tutelate in Africa, in Asia, in America. Ciò potrebbe però non essere sufficiente a nutrire tutte le bocche affamate di quel paese o del mondo intero.
Ecco la necessità di essere rete: sostegno a supporto del mantenimento della biodiversità e condivisione delle conoscenze, delle informazioni.
Per questa ragione i progetti Slow Food si allargano; così da Tehuacàn e dal suo amaranto, si giunge in Africa sostenendo un progetto sugli orti, soprattutto quelli comunitari, che possono sostenere capillarmente le realtà sociali ed ambientali presenti in quell’area.
I progetti di Slow Food ed i presidi non parlano solo di biodiversità, ma anche di amore profondo per la terra, per la storia del territorio, per le sue tradizioni.
Così, mentre Garofalo nei suoi show cooking raccontava di pasta e di eccellenze nazionali, grazie a Niko Romito e alla sua scuola Niko Formazione (N.d.A: di Garofalo e di Niko Romito si parlerà più ampiamente in un altro articolo), tra un intervallo e l’altro ho avuto modo di conoscere altre splendide storie.
Ad esempio, ho conosciuto la meravigliosa storia delle latterie turnarie in Friuli Venezia Giulia, raccontata da una signora con gli occhi blu come il cielo sul Carso.
Ad esempio, ho incontrato due giovani produttori di Castelfranco Veneto orgogliosi di coltivare un capolavoro come il mais biancoperla, presidio Slow Food del Veneto, cultivar recuperato dai produttori riuniti nell’Associazione Conservatori Mais Biancoperla.
Ad esempio, ho incontrato i due giovani mastri cioccolatieri di Mivà, a Bernarda in Basilicata, che producono anche senza glutine e senza lattosio e proteine del latte.
Ad esempio, mi sono lasciata affascinare dal patron dell’Acetaia Malpighi, Ermes Malpighi padre dell’attuale presidente, che ci ha raccontato con passione ed emozione la storia della sua acetaia e dei suoi aceti balsamici.
Ognuno di questi incontri meriterebbe davvero un capitolo a sé.
Quello che accomuna comunque queste storie è non soltanto l’amore per la tradizione e la storia del prodotto, ma soprattutto il coinvolgimento totale di nuove generazioni che fanno proprie storia e tradizione e le declinano in maniera attuale.
Ritornando a Terra Madre e Slow Food, la sostenibilità ambientale e alimentare è sorella gemella della sostenibilità economica; infatti, anche la disoccupazione è un argomento chiave da trattare.
Carlo Petrini, infatti, ha sottolineato più volte che incentivare il ritorno a lavorare la terra in modo sostenibile può essere una soluzione al problema della disoccupazione.
Passo altrettanto fondamentale sarebbe far capire ai più l’importanza della salvaguardia ambientale, ma senza –ismi, solo con lo studio e la conoscenza (no all’ecologismo, viva l’ecologia)
Per questo ripeto le domande fatte in precedenza, ovvero
Sappiamo cosa significa tutela della biodiversità?
Che cosa significa alimentazione sostenibile?
Cosa vuol dire filiera corta o km 0?
Ma soprattutto, sostenibilità ambientale e sostenibilità alimentare vanno di pari passo?
Ed in tutto questo dove le mettiamo le carbon footprints?
In attesa della prossima Conferenza Internazionale sulla Nutrizione, in attesa dell’Expo 2015 e in attesa del prossimo Salone del Gusto, proviamo tutti a rispondere a queste domande, studiando e approfondendo, ma sempre cum grano salis – il sale della conoscenza è l’unico sale del quale si può abbondare senza effetti collaterali.
Fonti fotografiche dell’autore
bravissima fabiana, diversi ottimi spunti per riflettere
Grazie Fabiana, la “Signora con gli occhi blu come il cielo sul Carso” sarà felice di leggere quello che hai scritto, e lo sono anch’io che ho gli occhi marroni e la personalità arida e pietrosa come la terra del Carso. E’ stato un piacere conoscerti e parlarti e sono felice che il signor Ermes abbia fatto breccia anche nel tuo cuore… Un bacio <3