LEA e celiachia, cosa è cambiato?
E’ notizia di questi giorni che le modifiche proposte dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin ai LEA, Livelli Essenziali di Assistenza, siano stati finalmente approvate dal Presidente del Consiglio Gentiloni.
Fermi dal 2001, dopo un lungo iter di rinnovamento, i nuovi LEA hanno visto la loro prima luce nel luglio 2016, ma mancavano una serie di approvazioni necessarie perché finalmente passassero da documento a realtà. Questo è appunto accaduto pochi giorni fa.
La celiachia ha perso il suo status di malattia rara per diventare malattia cronica. La differenza non è da poco.
E’ stato anche aggiornato tutto l’elenco delle malattie rare, croniche e invalidanti. Infatti, sono state incluse nell’elenco delle malattie rare malattie come la sclerosi sistemica progressiva e la miastenia grave, come sono state incluse nell’elenco delle malattie croniche l’endometriosi, che affligge circa 3 milioni di persone, l’osteomielite e la sindrome di Down.
Il passaggio da malattia rara a cronica per la celiachia è quindi un passaggio epocale. Al 31 dicembre 2015 i celiaci in Italia erano 182858, con un aumento del 6% di celiaci diagnosticati tali rispetto al 2014 (dati dalla Relazione Annuale al Parlamento sulla Celiachia, Ministero della Salute). Il più alto numero di diagnosi è stato osservato in Campania e nel Lazio.
L’inserimento della celiachia nell’elenco delle malattie croniche è fondamentale per i cambiamenti che apporta. E’ bene precisare che tali cambiamenti non contemplano i buoni per gli alimenti senza glutine, i quali continueranno ad essere erogati secondo le normative regionali vigenti.
I cambiamenti riguardano invece l’esenzione del pagamento di prestazioni sanitarie necessarie per monitorare il decorso della malattia, le eventuali complicanze per prevenire gli ulteriori aggravamenti. Tale regime di esenzione riguarda il follow – up della celiachia, mentre le prestazioni specialistiche per la diagnosi della celiachia non saranno più in esenzione. Inoltre, nell’Allegato 4A del documento ci legge che la celiachia e alcune sindromi da malassorbimento sono istate inserite nei Lea come fattori di rischio per l’erogazione della densitometria ossea.
Grazie a questa importante novità e al protocollo per la diagnosi e il follow-up della celiachia (definito dopo 8 anni di lavori lo scorso anno) si può parlare a tutti gli effetti di una rivoluzione nell’ambito di questa delicata malattia infiammatoria, spesso associata a tiroidite, diabete e ad altre patologie autoimmuni.
Inoltre, l’attestato di esenzione per il monitoraggio della malattia potrà essere richiesto ad uno specialista del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) e gli esami e le visite potranno essere prescritte dal proprio medico di base.
Essendo la celiachia una malattia autoimmune sistemica, uno degli interrogativi che i celiaci si pongono è effettivamente quali esami saranno in esenzione: tutti? Una parte? Quale parte? Altro interrogativo è se ci sarà uniformità nell’esenzione su tutto il territorio nazionale o se ogni regione si comporterà in modo diverso, stilando quindi un proprio protocollo di esenzione.
Un altro interrogativo importante è il monitoraggio pre-diagnostico per i parenti di primo grado, poiché le prestazioni specialistiche per la diagnosi della celiachia non sono più esenti.
Dal momento della firma i LEA e tutti i relativi aggiornamenti sono entrati in vigore e, sebbene gli interrogativi restino, è stato compiuto un vero balzo in avanti, poiché l’essere riconosciuta come malattia cronica pone la celiachia sotto i riflettori per evidenziare le sinergie con altre malattie autoimmuni, sistemiche, ecc.
Confidando quindi in pronte risposte per fugare ogni dubbio sui LEA, ci auguriamo che anche la gluten sensitivity possa essere un giorno riconosciuta come malattia cronica, sia grazie all’impegno della ricerca sia grazie all’impegno di legislatori informati e capaci.