Viaggiare intorno al mondo con la gluten sensitivity: intervista a Manolo Rufini
Voi che ci seguite sapete quanto amiamo viaggiare. A tal punto da dedicare almeno un giorno alla settimana ai racconti di viaggio, alle recensioni di locali intorno al mondo.
Abbiamo anche realizzato una mappa per aiutare i celiaci e i gluten sensitive alla ricerca di locali in cui mangiare.
Oggi incontriamo un amico di Gluten Free Travel and Living, un viaggiatore che ci incanta con le sue foto e i racconti di viaggio: Manolo Rufini che appunta ricette e avventure sul suo blog Shake Your Free Life.
Chi è Manolo Rufini?
Questa è la domanda che mi più di tutte mi mette in crisi. Potrei rispondere elencando anagrafica e Curriculum vitae ma … troppo scontato. Chi sono veramente ancora non lo so! Posso dirvi che ho appena compiuto 40 anni, che sono romano, che in me c’è un po’ di Spagna, di Danimarca, di Israele … e che ora c’è anche un po’ di Francia. Sono un cittadino del mondo. Un individuo a cui non è mai piaciuto mettere radici in nessuna situazione e luogo. Non si tratta di instabilità, bensì di curiosità e voglia di “fare e conoscere altre cose …”.
Il tuo blog, Shake your free life, è una miscellanea di esperienze di viaggio e di cucina. Com’è nata l’idea di accorpare questi due amori?
Mi è sempre piaciuto collezionare cose, ricordi, informazioni. Conservo quaderni dove ho scritto a mano ricette e incollato ritagli di riviste di cucina. Ho un taccuino per ogni viaggio che ho fatto, dove ho raccolto il diario giornaliero, emozioni, impressioni, disegni … Quattro anni fa ho avuto bisogno di fare ordine nella mia vita e ho cominciato proprio da questi quaderni di ricette e di viaggio. Metterli on line è stato facile, in fondo parlavo di me, delle mie intolleranze, delle mie passioni, dei miei sogni. Tutto m’è sembrato così naturale tanto da trascorrere intere giornate a scrivere, fotografare e rispondere ai primi commenti. Un periodo buio in cui dovevo rimettermi in gioco. E in mano avevo realmente solo la passione per la cucina, la mia intolleranza al glutine e tante altre mete nel mondo da raggiungere. Un buio che piano, piano è diventato un mondo a colori.
Ogni famiglia svolge un importante ruolo nel favorire gli interessi e le passioni di un individuo; in che misura le tue origini hanno influenzato il tuo modo di cucinare e scegliere il cibo?
La mia è una famiglia grande. E quando dico grande significa che a Natale, quando ci sediamo a tavola, siamo circa 40! E’ una famiglia matriarcale in cui le donne sono mamme di tutti i bambini della famiglia. La mia nonna e le mie zie hanno custodito me e i miei fratelli allo stesso modo in cui hanno custodito i proprio figli. Una famiglia allargata in cui si rispettano le scelte di vita di ogni componente. Il valore principale è sempre stato quello di includere e mai di escludere qualcuno. Specialmente a tavola c’è sempre stato un posto per l’ospite, “quel posto in più” che non significa disturbo ma arrichimento. Per queste cose quindi, la cucina della mia famiglia è sempre stata molto abbondante e attenta alle esigenze e gusti di tutti. Una cucina tipicamente romana, ma anche ricca di verdure, semi e legumi. Si fa spesa principalmente al mercato, si scelgono prodotti freschi e si fa il più possibile tutto in casa.
I viaggi sono un po’ la passione di tutti ma qui non si parla di semplici “vacanze”, qui si parla di vere e proprie chimere, di viaggi del cuore e della mente in luoghi non proprio “turistici”; come scegli le tue mete e perché?
Sono un ammiratore della fotografia. Mi piace collezionare e sfogliare libri fotografici di paesi e culture del mondo. Mi piace “googolare” inserendo semplicemente i nomi di città, di nazioni e cercare poi l’immagine che più di tutte mi rapisca gli occhi… Ed è così che la maggior parte delle volte scelgo la meta di un viaggio. Se mi colpisce un aspetto in particolare, un evento storico che ha caratterizzato quel paese, un monumento, un racconto prendo e parto! Non seguo certamente la tendenza del turismo di massa, cerco di muovermi secondo ciò che mi suggerisce la pancia.
Qual è stata la destinazione che ti è rimasta “dentro per sempre” e perché?
La Colombia. Forse perché è stato un viaggio da cui non mi aspettavo più di tanto, una meta che avevo studiato e preparato pochissimo. Mi aspettavo giusto tanta musica, una tazza di caffè e anche qualche imprevisto indesiderato. Arrivando li invece, sono stato travolto da una popolazione con la voglia di riscattarsi e togliersi di dosso l’etichetta “pericolo”, “droga” … Sono stato realmente accolto nelle loro case e dai loro allegri modi di fare. Ho attraversato vallate a cavallo insieme a dei campesinos orgogliosi di raccontarmi la storia del loro paese, la loro vita. Ho raccolto e tostato il caffè, ho imparato qualche passo di salsa, ho imparato a alleggerire la mia mente e pensare che “en la vida todo llega”. L’aspetto più importante del mio viaggio in Colombia è stato proprio quello di vivere in mezzo alla gente, non come turista, ma come un loro amico, uno dei tanti! Ho incontrato volti nuovi che mi risultavano stranamente familiari (come se li conoscessi da sempre!). Mi sono vissuto un popolo e una cultura come poche altre volte ho fatto. Persone che vivono a stretto contatto con la natura, con il senso del duro lavoro, del dovere, del guadagnarsi da vivere. Un paese dai mille volti, che passa dal deserto alla foresta amazzonica, dalle distese di piantagioni di caffè ad altissime dune che cadono a picco sull’oceano. Per poi finire con la costa caraibica. Come non innamorarsi?
Viaggi così spesso e così a lungo che viene da chiedersi se tu lo faccia solo per diletto o anche per lavoro. Come riesci a conciliare tanto tempo fuori con la tua vita da “umano”?
Sin dal mio primo stipendio (e parlo di già di 20 anni fa) i miei soldi li ho spesi sempre tutti in viaggi. In seguito ho cominciato a viaggiare con “Avventure nel Mondo” , un tour operator italiano che propone viaggi avventurosi di gruppo, per il quale da anni sono uno dei tour leader. Ciò mi permette non solo di raggiungere posti lontani e incantevoli, ma anche di condividere con altre persone la mia passione più grande. Mi piace ritrovarmi la sera a raccontare storie attorno ad un fuoco nel pieno della savana, oppure ad ammirare i panorami più belli dell’Himalaya e gridare al vento i propri desideri. Non sono solo sogni o immaginazioni, sono realmente esperienze che è possibile fare insieme ad altre persone. Grazie al blog poi, sono arrivate delle collaborazioni con altri tour operator, aziende leader nel settore dell’editoria viaggi, enti turistiche … Inaspettatamente i miei vecchi taccuini di viaggio, mi hanno portato anche a guadagnare qualcosa viaggiando. Sono dipendente di un’azienda e come tutti ho i giorni di ferie contati; la mia mansione però mi permette di muovermi con un po’ più di libertà e programmare almeno 3-4 viaggi l’anno.
Come nasce in te l’idea di un viaggio e come la elabori fino a confezionarla? Ti affidi al web, alle guide più classiche, a professionisti o semplicemente al tuo istinto?
Ci sono delle differenze quando viaggio per una collaborazione, quando viaggio coordinando un gruppo o quando prendo lo zaino da solo e scappo di casa! Nel primo caso può succedere che ci sia un programma dettagliato da rispettare in cui apportare piccole modifiche o nuove idee. Nel secondo caso, ossia quando viaggio in gruppo e ho il compito di mettere insieme le idee di 15 teste, parto da consigli e informazioni di viaggi precedenti; scrivo più proposte di itinerari, calcolo tempi, distanze. Le guide più classiche e le informazioni del web naturalmente sono preziose … Ma mi piace comunque lasciare un ampio margine di libertà per muoverci secondo l’umore del gruppo stesso, delle esigenze e dei desideri. Ci sediamo, propongo e si decide insieme cosa fare. Quando viaggio da solo invece tutto è più facile – almeno per me- perché predo lo zaino, l’aereo e il gioco è fatto. Mi piace vagabondare, girare senza prenotazioni, orari e mete da raggiungere obbligatoriamente. Con la sola guida alla mano, mezzi pubblici e autostop sono sempre riuscito ad entrare nel tessuto vivo e autentico del paese in cui mi trovavo. Quando posso porto con me la tenda e cerco di accamparmi dove posso, altrimenti chiedo ospitalità alla gente del posto o in altri casi mi piace alloggiare negli ostelli internazionali, dove si incontrano persone da tutto il mondo.
Non è un segreto che dall’ombra del Colosseo tu sia da poco passato a quella della Tour Eiffel. Come sei stato accolto in questo difficile momento di forte tendenza alla intolleranza e alla discriminazione?
Sono a Parigi per lavoro. Conosco questa città e mi è sempre piaciuta l’idea di poterci vivere. Parigi è veramente una città multiculturale, giovane e dinamica dove è non è difficile incontrare altri italiani. Credo che le dicerie sull’antipatia dei francesi vs gli italiani (e viceversa) sia veramente solo una “storiella”. Amano la nostra cucina, amano la nostra lingua e soprattutto amano il nostro paese. La cosa che mi piace dei Parigini è che tutti si considerano e trattano allo stesso livello: non importa il colore, la provenienza e il grado di preparazione. Tutti hanno diritto di essere rispettati e di potersi integrare nella loro società. Sono molto aperti e intelligentemente poco “gelosi” del loro paese: tutti possono vivere a Parigi purché apportino novità, idee e produzione. Questa è la cosa che mi piace. Questo è l’aspetto che manca a noi Italiani.
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E si che tutti gli italiani vorrebbero scappare in questo momento ma tu potresti dirci almeno 3 cose per cui valga la pena restare in Italia piuttosto che andar a vivere nella Ville de l’amour?
Sono una persona a cui non piace scappare. Mi piacerebbe molto restare e cercare di cambiare le cose. L’Italia però non è un paese che vuole assolutamente essere giovane di testa; è un paese che non riesce a progredire, che resta ancorato al passato. Come ho detto nella domanda precedente, siamo sbagliatamene gelosi del nostro paese, dovremmo esserne invece solamente più orgogliosi! 3 motivi per cui restare in Italia? Sinceramente faccio un po’ fatica a trovarne 3, ma di uno ne non ne ho dubbi. Il nostro clima, che è sicuramente uno dei migliori al mondo; favorisce la buona saluta, la buona agricoltura e il turismo. What else?
Potremmo già dire che la vita francese sta modificando il tuo modo di mangiare?
Non nego che a Parigi faccio fatica a fare la spesa. Tutto è condito, tutto è precotto, in salsa, in crosta … E’ difficile trovare dei mercati ed è ancora più difficile poter trovare dei prodotti biologici e non trattati. Spesso mi trovo veramente in difficoltà. Fino ad ora non ho assolutamente cambiato il modo di cucinare, condire o realizzare i piatti, continuo con i metodi Italiani e non penso di volerli mollare! A Roma faccio la spesa ogni giorno al mercato. Raramente congelo le cose. Mi alzo presto al mattino e preparo il portapranzo (o schiscetta!) da portare a lavoro e mi porto avanti sulla cena.
Cos’è per te il “mondo”?
Il mondo è casa mia. So che è grande, tanto grande, ma più volte ho avuto la percezione che sia possibile un giorno arrivare a conoscerlo. Quando viaggio ho la certezza che ne ho conosciuto un pezzo in più. Non mi fermerò, voglio esplorarlo ancora! In questo senso il mondo per me si trasforma nell’obiettivo della mia vita!
Tu sei un gluten sensitive ma questo limite non ti ha mai fermato; è possibile secondo te nel 2018 andare in giro per il mondo senza sentirsi a disagio per una intolleranza alimentare? Cosa riporti a casa da ognuno di questi viaggi? Scoraggiamento o speranza in un azzeramento delle differenze?
Io non ho mai avuto problemi a gestire la mia intolleranza sia nella mia città, che in viaggio. Per chi è intollerante al glutine esiste un modo per viaggiare sicuri e sereni: mangiare naturalmente senza glutine. E’ la base. E’ il metodo più semplice e sicuro! Se imparassimo già nella vita di tutti i giorni a non affidarci solamente a prodotti preconfezionati, ma a cucinare e preparare noi stessi il più possibile, staremo decisamente meglio sia fisicamente che di testa! In questo modo è possibile mangiare ovunque, senza problemi. Le difficoltà possono esserci per coloro che seguono diete particolari per scelte di vita (veganesimo, vegetariani ecc …), dove tutto diventa veramente troppo limitante e non garantisce affatto che si possa trovare da mangiare.
Manolo Rufini, blogger e viaggiatore, che progetti ha per il futuro?
Ce ne sono un paio molto importanti … ma non ne voglio e posso parlare. Sicuramente non voglio abbandonare il blog, bensì ampliarlo e migliorarlo. Ma il progetto più grande è sicuramente l’impegno ad essere felice … me lo sono promesso!
Ci serve uno slogan per i nostri soci viaggiatori e intolleranti: ce lo regali?
Se pensi naturale, ovunque senza glutine puoi mangiare!” ahhahah
Permettetemi di ringraziare tutta la Community di Gluten Free Travel and living, che da qualche anno ormai mi ha accolto e mi vuole bene. In uno show cooking al Gluten Free Day, mi ritrovai a cucinare insieme ad alcune di voi. Vi vedevo bravissime, esperte, informate che sfornavate dei capolavori … e io che ero alle prime armi, io che sfornavo muffin sgonfi, mi domandai se fosse il caso di continuare ancora a scrivere un blog. Ma ricordo l’entusiasmo e l’energia che mi furono trasmessi e con quanta convinzione mi dissero di non fermarmi, di continuare a cucinare e postare! Veramente, quel giorno fui avvolto in un abbraccio grandissimo! Spero non mi molliate mai!Grazie
Grazie a te Manolo per l’energia che ci regali con i tuoi viaggi e il tuo blog. Sei davvero la dimostrazione che i limiti sono solo nella nostra testa!