Gluten sensitivity e gliadina: qual è la relazione?
Nell’ultimo articolo sulla gluten sensitivity sono stati evidenziati i recenti progressi delle ricerche sulla gluten sensitivity.
L’illustre prof. Alessio Fasano, nell’articolo pubblicato su Gastroenterology nel Maggio 2015, scrive che
“Nonostante ci sia una evidente componente modaiola nella popolarità della dieta senza glutine (GFD gluten free diet), c’è anche una inequivocabile e crescente evidenza per l’esistenza della gluten sensitivity (NCGS, non coeliac gluten sensitivity). In ogni caso è necessario una maggiore comprensione della gluten sensitivity, della sua presentazione clinica, patogenesi, epidemiologia, gestione e ruoli in condizioni cliniche quali la sindrome da intestino irritabile, la sindrome da stanchezza cronica e l’autoimmunità”.
E’ ormai noto e ben documentato il ruolo che la gliadina ha nella celiachia. La gliadina, anzi le gliadine ( ne esistono quattro tipi principali) costituiscono le principali proteine che compongono il glutine, assieme alle glutenine. E’ presente in tutti i cereali contenenti glutine ed è il trigger, il grilletto, che scatena la risposta degli anticorpi nei celiaci. Infatti, tra i primissimi test diagnostici, effettuati ancora oggi, ci sono i dosaggi degli anticorpi anti gliadina, che sono stati ampiamente descritti in un precedente articolo.
La gliadina è sicuramente un grilletto pronto allo sparo per i celiaci, ma le immunoglobuline A, G ed E contro la gliadina possono essere presenti anche in pazienti affetti da altre malattie autoimmuni e da altre patologie (anche asma e orticaria, ad esempio).
Cosa succede ai pazienti affetti da gluten sensitivity?
Le persone gluten sensitive presentano spesso dei risultati dubbi ai test serologici, poiché gli anticorpi antiendomisio (EMA) e gli autoanticorpi anti transglutaminasi (ATA) possono essere negativi o al limite della soglia di rivelabilità del test. Anche le tre immunoglobuline A, G ed E possono essere presenti in modo diverso nel paziente gluten sensitive, ma il risultato del test è complessivo. Nonostante poi nei pazienti gluten sensitive si possano riscontrare lesioni intestinali Marsh 1, secondo la classificazione di Marsh-Obenhauer, che li fa rientrare nel grado A della classificazione di Corazza e Villanacci (2005), i test serologici possono essere al limite della soglia di rivelabilità. Ecco perché la diagnosi della gluten sensitivity è ancora oggi effettuata per esclusione, cioè escludendo che si tratti di celiachia o di allergia al grano.
In uno dei più importanti studi sulla gluten sensitivity, condotto dalla dott.ssa Sapone, dall’illustre Prof. Fasano e da altri collaboratori, è stato evidenziato il legame tra leaky gut (l’arcinoto intestino colabrodo) e insorgenza della gluten sensitivity. Poiché dagli studi effettuati in passato è emerso che il sistema immunitario reagisce in modo diverso se il paziente è affetto da celiachia o da gluten sensitivity, si è arrivati anche all’ipotesi che non fosse il glutine, ma i FODMAPs (oligo, mono e disaccaridi e polioli fermentabili) dei quali anche i cereali contenenti glutine sono particolarmente ricchi. Però resta il fatto che l’eliminazione del glutine dalla dieta di un gluten sensitive allevia praticamente tutti i sintomi intestinali e extra-intestinali.
Ma allora esiste un legame con il glutine, in particolare con la gliadina, e la gluten sensitivity?
Esiste, come afferma lo studio pubblicato nel febbraio di questo anno, autori il Dott. Hollon, l’illustre Prof. Fasano e collaboratori (Hollon et al. Nutrients 2015, 7(3)). L’obiettivo dello studio era verificare che la gliadina potesse produrre alterazioni in pazienti non affetti da celiachia.
Quindi un gruppo di pazienti celiaci diagnosticati sono stati sottoposti a gluten challenge (a dieta con glutine per 2 mesi), un secondo gruppo di pazienti era affetto da gluten sensitivity diagnosticata dagli specialisti ed è stato sottoposto al gluten challenge (dieta con glutine per 2 mesi); un terzo gruppo di pazienti celiaci in remissione (dieta aglutinata da almeno 12 mesi, ) non è stato sottoposto al gluten challenge e ha continuato la sua dieta priva di glutine, ed infine un quarto gruppo di controllo, costituito da persone non celiachie e non gluten sensitive e che non avevamo mai provato una dieta aglutinata, ha avuto una dieta regolare glutinosa.
Il gluten challenge consisteva nell’assunzione giornaliera di almeno 10 g di glutine al giorno per due mesi. E’ stata effettuata una biopsia prima e dopo il gluten challenge, per verificare la recidiva della sintomatologia a carico dei villi. Sono stati quindi effettuati tests, tra i quali appunto biopsie intestinali e il dosaggio delle citochine, in particolare delle interleuchina. Il confronto dei dati ottenuti dalle biopsie e dai test effettuati sono di notevole interesse. Dal confronto con i pazienti celiaci in remissione, La re-introduzione di glutine (gluten challenge), quindi di gliadina, ha evidenziato una sensibile alterazione della permeabilità intestinale, in entrambi i gruppi sottoposti a gluten challenge. Quindi, sia nel caso del celiaco sia nel caso del gluten sensitive, il glutine, o meglio la gliadina, provocano un netto peggioramento della sintomatologia, che migliora invece sensibilmente in completa assenza di glutine.
La dieta aglutinata, priva di ogni fonte di glutine e quindi di gliadina è l’unico trattamento possibile per i pazienti affetti da celiachia o da gluten sensitivity.
Questo studio di recente pubblicazione aggiunge un tassello al complicato mosaico della gluten sensitivity; è un primo studio, che sicuramente necessita di approfondimenti, ma che davvero porta tutti i pazienti gluten sensitive un un passo più lontani dalla no man’s land ed passo più vicini alla luce in fondo al tunnel.
Hollon et al. Nutrients 2015, 7(3)
Fasano et al., Gastroenterology, Volume 148, Issue 6, Pages 1195–1204