Edizione straordinaria! I dolcificanti artificiali sono di nuovo sotto accusa, portati nuovamente alla ribalta da due articoli apparsi sulla eminente rivista Nature, lo scorso ottobre.
Uno di questi articoli è stato anche citato dal Prof. Gasbarrini, durante la sua presentazione relativa al microbiota intestinale al Gluten Free Day, lo scorso 30 Novembre a Roma.
Pur avendo scritto in maniera approfondita di dolcificanti e di zuccheri, così come di diabete, i due articoli apparsi su Nature gettano una nuova – anche un po’sinistra – luce su temi caldissimi come l’obesità, la resistenza insulinica, il microbioma intestinale, ecc.
Secondo quanto riportato da Feehley e Nagler, le analisi condotte sia in ratti sia su uomini hanno indicato che i dolcificanti artificiali, quelli che promettono tanta dolcezza a calorie zero, possono promuovere l’obesità e i cambiamenti metabolici ad essa associati, poiché influenzano la comunità batterica che colonizza tutto l’intestino, cioè il microbiota intestinale.
Nella lotta contro l’obesità e contro il diabete di tipo II, i dolcificanti artificiali a zero calorie sono stati scelti e a favore di un maggior controllo del peso, in quanto non contribuiscono all’apporto calorico. Però, per ragioni ancora tutte da approfondire, sembra che questi dolcificanti non siano così efficienti nella lotta contro i chili di troppo.
L’obesità, con tutto il corollario di cambiamenti metabolici che comporta, contribuisce a provocare alterazioni del microbiota intestinale; come l’obesità, anche il diabete di tipo II e l’alterata tolleranza al glucosio sono malattie associate allo stile di vita, notevolmente influenzato dall’ambiente in cui si vive, e possono provocare alterazioni nella popolazione batterica intestinale.
Suez e collaboratori, gli autori del secondo studio pubblicato su Nature, hanno effettuato un esperimento in laboratorio, dando a dei ratti alcuni dolcificanti artificiali – saccarina, sucralosio o aspartame – e hanno osservato una alterazione del metabolismo, con un conseguente innalzamento dei livelli di zucchero nel sangue (una più elevata glicemia). Tra i tre dolcificanti in esame, la saccarina era quella con gli effetti più pronunciati – ciò non significa che gli altri due fossero senza effetto.
La popolazione batterica dell’intestino può variare in relazione a cambiamenti nell’alimentazione, che a cascata possono poi cambiare il metabolismo. Per verificare che il microbiota intestinale era responsabile di questi cambiamenti metabolici, in seguito all’assunzione dei dolcificanti, gli studiosi hanno somministrato degli antibiotici per impoverire il microbiota; impressionante è che, nei ratti, tale impoverimento eliminava completamente l’alterata tolleranza al glucosio (Impaired glucose tolerance, IGT) indotta dai dolcificanti.
L’alterata tolleranza al glucosio o IGT è una anomalia del metabolismo del glucosio, anche definita come pre-diabete (si parla di diabete di tipo II, non insulino dipendente e non autoimmune).
Con ulteriori test, è stata studiata la disbiosi, cioè l’alterazione della popolazione batterica intestinale, soprattutto nei ratti, cui veniva somministrata la saccarina; questa alterazione della popolazione batterica era dipesa dall’assunzione di saccarina nella dieta. Infatti, la saccarina può modulare direttamente sia la composizione sia le funzioni della popolazione batterica intestinale e può provocare una disbiosi, che poi dà luogo all’alterata tolleranza al glucosio, quindi alti livelli di glucosio nel sangue, che è legata all’obesità, al diabete di tipo II, ecc.
Ovviamente, quanto osservato nei ratti, quindi in test di laboratorio, deve essere verificato anche sull’uomo. Così, Suez e collaboratori hanno vagliato diversi dati clinici raccolti in uno studio ad hoc, condotto tra consumatori abituali e a lungo termine di dolcificanti artificiali, non diabetici. Tramite i dati validati è stata osservata una correlazione tra il consumo di dolcificanti artificiali e importanti variazioni metaboliche – rapidi innalzamenti del glucosio nel sangue, l’alterata tolleranza al glucosio, alti livelli di un enzima epatico, l’alanin amino transferasi, che sta ad indicare un affaticamento del fegato.
Attraverso nuove discipline come la genomica, la disbiosi della popolazione batterica intestinale è stata verificata anche sugli uomini, con tutte le conseguenze negative che tale alterazione comporta.
I dolcificanti artificiali sono stati introdotti nella nostra alimentazione con l’intento di ridurre le calorie e normalizzare il livello degli zuccheri nel sangue, soddisfacendo la voglia di dolce e dolcezze. Però, assieme ad altri cambiamenti che la nostra alimentazione ha subito e subisce, è paradossale che la massima diffusione e il vasto consumo di dolcificanti artificiali coincida con il massimo incremento di obesità e diabete di tipo II.
Insomma, sembra che si siano alleati con coloro contro cui dovevano combattere!
In pratica, i dolcificanti artificiali possono sopprimere la crescita di alcuni batteri della popolazione intestinale, determinando non solo la disbiosi, ma anche un incremento di metaboliti, che possono contribuire alla resistenza insulinica.
È necessario precisare che non si sta parlando di persone affette da diabete mellito, o diabete di tipo I o diabete insulino – dipendente, che è una malattia autoimmune, perché c’è un problema di controllo a monte: c’è un problema con l’insulina! Quindi, in questi casi l’utilizzo dei dolcificanti è necessario, perché il glucosio non può essere utilizzato correttamente, poiché le cellule che producono l’insulina sono distrutte dall’attacco degli autoanticorpi. Certamente, una persona con diabete di tipo I deve comunque avere uno stile alimentare sano ed adeguato, quindi controllare l’ingestione di zuccheri, controllare l’eccesso di peso, ecc.
Altra cosa è la persona obesa, altra cosa è la persona affetta da diabete di tipo II, che non è insulino – dipendente e non è autoimmune, altra cosa è la persona normale che per i più svariati motivi riduce al minimo gli zuccheri nell’alimentazione e usa i dolcificanti artificiali. Quindi, l’utilizzo di dolcificanti artificiali nella dieta di persone con diabete insulino-dipendente ha ovviamente un senso, mentre l’uso estremamente ampio nell’alimentazione quotidiana di tutti può non essere affatto salutare, come dimostrano le ricerche di questi studiosi.
Questi studi evidenziano la necessità di approfondire le conoscenze sulla composizione e sulle funzioni del microbiota intestinale, sulle variabili ambientali e anche sulle sostanze assunte attraverso la dieta, che possono influenzare cambiamenti nella popolazione batterica intestinale; soprattutto evidenziano la necessità di avere uno stile di vita sano, libero da pregiudizi o demonizzazioni o mode, ricco di informazione e conoscenza.
Jotham Suez et al., Artificial Sweeteners Induce Glucose Intolerance by Altering the Gut Microbiota, Nature, October 2014.
Feehley and Nagler, Health: the Weighty Cost of Non Caloric Sweetners, Nature, October 2014.
splendido articolo Fabiana!!
io infatti ero qualche chilo in piu’ negli anni ’80, quando cominciai con le diete e i dolcificanti e in pochi anni misi su decine di chili. ora finalmente tutto appare chiaro. ad averlo saputo…
Grazie Barbara!