Desensibilizzazione alla gliadina alternativa possibile alla dieta senza glutine?
Un lettore che ci segue con estrema attenzione e che con altrettanta attenzione legge tutte le pubblicazione della sezione scienza ci ha sottoposto un interessantissimo articolo pubblicato nel 2005 sulla rivista International Journal of Immunopathology and Pharmacology, autori G. Patriarca, N. Pogna, G. Cammarota, D. Schiavino, C. Lombardo, E. Pollastrini, T. De Pasquale, A. Buonomo, F. Nocente, L. Gazza, D. Pietrini, L. Miele, E. Nucera, G. Gasbarrini.
Questa pubblicazione nasce dalla collaborazione dell’Università Cattolica del Policlino Gemelli e dell’attuale Unità di Ricerca per la Valorizzazione Qualitativa dei Cereali.
Il tema della pubblicazione riguarda il percorso di desensibilizzazione alla gliadina di una paziente celiaca, che aveva alle spalle dieci anni di dieta aglutinata.
Dopo essere stata accuratamente informata e aver quindi dato il consenso, dopo aver accertato che non fosse allergica al frumento, dopo aver predisposto controlli periodici sul suo stato di salute, la paziente celiaca è stata sottoposta ad un trial clinico di desensibilizzazione alla gliadina presso il Dipartimento di Allergologia del Policlinico Gemelli di Roma. Il trial clinico di desensibilizzazione, prima di essere iniziato, è stato controllato e approvato dalla commissione ospedaliera di controllo per l’etica.
Generalmente questo trial clinico di desensibilizzazione viene applicato a pazienti sofferenti di allergie, come attesta anche un altro studio degli stessi ricercatori, pubblicato sempre nel 2005 sulla rivista Digestive Disease and Science; però i ricercatori, con i dovuti controlli e le accortezze del caso, hanno deciso di provare il metodo della desensibilizzazione su una paziente celiaca per verificare quale fosse la dose minima in grado di causare cambiamenti istologici e serologici e/o manifestazioni cliniche di varia entità e per verificare se invece non ci fosse una tollerabilità alla gliadina indotta dalla desensibilizzazione progressiva.
Il protocollo di desensibilizzazione alla gliadina ha richiesto 6 mesi di tempo, a concentrazioni crescenti di gliadina. Alla paziente sono stati somministrate quotidianamente concentrazioni crescenti di una soluzione idroalcolica di gliadine (nella soluzione erano presenti la gliadina alfa, beta e omega) nel primo mese per arrivare alla successiva somministrazione di gliadine liofilizzate a concentrazioni crescenti, a partire dal terzo fino al quinto mese. La concentrazione quotidiana somministrata al quinto mese era di 4,23 g o 4230 mg.
A partire dal sesto mese, alla paziente celiaca sono state somministrate dose crescenti di fette biscottate, fino ad arrivare ad una dose finale di 9 g di gliadine, che corrispondono a circa 15 g di glutine. Nel settimo mese nella dieta della paziente è stata mantenuta la dose quotidiana di 9 g di gliadine sempre da fette biscottate, mentre nell’ottavo mese si è iniziata l’introduzione di pasta e pane glutinosi, sempre mantenendo la dose quotidiana di 15 g di glutine, cioè sempre 9 g di gliadine.
La quantità di 15 g di glutine, ovvero 9 g di gliadine, corrisponde ad una dose quotidiana media in una alimentazione standard.
Dal nono mese la paziente celiaca è stata portata a dieta glutinosa libera.
Durante tutto il periodo della desensibilizzazione, ad intervalli regolari (1, 3, 6, 9 mesi) e successivamente (12 mesi e 15 mesi) la paziente celiaca è stata sottoposta a severi controlli analitici, comprese esofagogastroduodenoscopie (EGDS) con prelievi istologici. I risultati dei saggi anticorpali (AGA, EMA, IgE, IgG4, tTG) sono risultati conformi ai limiti per tutta la durata del periodo di sensibilizzazione e immediatamente nel periodo successivo, che significa che non è stata osservata la reazione avversa tipica della celiachia in nessun momento. Tutte le EGDS sono risultate normali, compresa quella a 15 mesi, che significa che non sono state trovati i segni macroscopici e distintivi della celiachia, ovvero perdita delle pieghe dei villi, appiattimento villare, mucosa a mosaico o nodulare.
Inoltre, è stata effettuata la conta dei linfociti intraepiteliali (IELs) su tutti i prelievi; è stata osservata una normale infiltrazione linfocitaria della mucosa in accordo con i criteri Marsh e non è stato osservato nessun aumento nel numero dei linfociti rispetto al valore osservato prima dell’inizio della desensibilizzazione.
Dalla letteratura scientifica è noto che 10 mg/giorno di glutine sono considerati la dose di glutine quotidiana che non determina effetti negativi e che 50 mg/giorno di glutine per 90 giorni consecutivi sono invece in grado di determinare effetti negativi sulla mucosa intestinale e sui villi, come abbiamo anche spiegato nell’articolo sulla quantità di glutine in una briciola di pane.
Come si possono spiegare allora i risultati osservati sulla paziente celiaca sottoposta a desensibilizzazione?
Una delle possibile risposte fornite dai ricercatori di questo studio è che l’assunzione di glutine è stata progressivamente crescente nel tempo ed è stata lenta; infatti la paziente celiaca è passata ad una dieta glutinosa dopo nove mesi di assunzione giornaliera di gliadine e quindi di glutine, in quantità via via più elevate. Dopo venti mesi, la paziente celiaca era ancora a dieta libera glutinosa, con valori nella norma e senza presentare malassorbimento.
Va sottolineato ancora una volta che la paziente celiaca sottoposta a desensibilizzazione da gliadina non era allergica al frumento, quindi non c’erano all’inizio e non ci sono state durante e dopo modificazioni nelle IgE e nelle IgG4, cioè nelle immunoglobuline che sono riferimento di una allergia. Il successo di questa desensibilizzazione resta comunque difficile da comprendere appieno.
Nelle conclusioni di questa pubblicazione i ricercatori attestano che a tale procedura di desensibilizzazione erano stati sottoposti altri due pazienti celiaci: uno aveva concluso il secondo mese di percorso e l’altro era arrivato alla fine del quinto mese di percorso, con una assunzione quotidiana di gliadine pari a 4,23 g o 4023 mg. Entrambi i pazienti presentavano valori anticorpali nella norma e non presentavano alterazioni della mucosa e dei villi. Gli stessi ricercatori dicevanoo nelle conclusioni di questo lavoro che “una rondine non fa primavera”, ma che sicuramente i risultati ottenuti erano promettenti e potevano indicare una futura linea guida di trattamento della malattia celiaca.
Da questa pubblicazione del 2005 ad oggi, facendo una ricerca bibliografica, la procedura di desensibilizzazione è stata usata in vari studi e da vari gruppi di ricerca, ma soltanto per le allergie; anche il gruppo di ricerca di questa pubblicazione ha continuato a studiare la procedura di desensibilizzazione, ma sempre per le allergie, non per la malattia celiaca. Va ricordato che le gliadine si suddividono in quattro tipi principali, α, β, γ e ω, che determinano poi la reazione negativa tipica della celiachia.
Sempre dalla ricerca bibliografica, non risulta che la procedura di desensibilizzazione sia mai stata applicata a pazienti sofferenti di gluten sensitivity. La gluten sensitivity, la cui esistenza è stata ormai acclarata dai ricercatori e dagli esperti e per la quale è stato stilato un preciso protollo diagnostico, il Protocollo Salerno, può essere ancora una “malattia ombrello”, al di sotto della quale potrebbero nascondersi più malattie e sindromi, data la complessità del nostro sistema immunitario.
A questo punto è doveroso precisare una cosa: non fatelo a casa. Assolutamente non fatelo a casa. Affidatevi solo nelle mani sicure ed estremamente esperte di valenti ricercatori specializzati, perché il percorso di desensibilizzazione non è affatto semplice.
La desensibilizazzione è un percorso estremamente complicato, che richiede l’approccio multidisciplinare di diversi studiosi e controlli analitici accuratissimi. Prima di affrontare un percorso di desensibilizzazione è assolutamente necessario un controllo accurato delle allergie e di tutti i parametri che possono essere correlati a malattie preesistenti, come la celiachia in questo. Nell’affrontare il percorso, le reazioni avverse possono essere molto gravi fino all’anafilassi, che potrebbe comportare anche il decesso del paziente; ecco perché è assolutamente necessario che qualsiasi protocollo di desensibilizzazione sia accuratamente pianificato, approvato, controllato e supervisionato e avvenga in strutture adeguate, autorizzate, attrezzate e certificate.
Inoltre, l’approccio della desensibilizzazione potrebbe non essere permanente, come emerso in altri studi.
In ogni caso, la ricerca continua e attendiamo la pubblicazione di nuovi studi.
Ciao, articolo molto interessante. Questa cosa sta avendo un seguito?
Scusa se uso un commento per farti questa domanda, ma volevo chiederti come hai scoperto di essere affetta da sensibilità al glutine, dato che non ci sono test specifici validati.
Grazie.
Buongiorno Roberta, come ho scritto nell’articolo dalal bibliografia attualmente disponibile è emerso che la procedura di desensibilizzazione è stata applicata con successo a pazienti allergici, ma non a celiaci. Continuerò a fare ricerche bibliografie.
Riguardo la tua domanda, per la gluten sensivity non esistono test specifici validati analoghi a quelli degli anticopri per la celiaci. Ma esiste un percorso diagnostico per esclusione che è stato codificato da eminenti esperti ed è attualmente più conosciuto come Protocollo Salerno.
https://www.glutenfreetravelandliving.it/gluten-sensitivity-e-diagnosi/
Inoltre, ci sono le analisi genetiche, poichè è ormai documentato che anche la gluten sensitivity ha “marcatori” genetici specifici
https://www.glutenfreetravelandliving.it/hladq1-un-marcatore-genetico-specifico-la-gluten-sensitivity/
Il mio percorso diagnostico avvenne diversi anni fa, ma fu un percorso di esclusione, seguito da specialisti esperti ed attenti. Fui fortunata.
Ti invito a leggere tutto quanto ho scritto in merito ai progressi della ricerca sulla gluten sensitivity
https://www.glutenfreetravelandliving.it/?s=gluten+sensitivity&submit=
Nel mondo ci sono eminenti esperti che han studiato a fondo la celiachia e che stanno studiando con la stessa attenzione e cura la gluten sensitivity.
Purtroppo, al pari di queste ricerche scientifiche condotte da esperti, ci sono anche informazioni fuorvianti. E’ la grande battaglia tra scienza e pseudoscienza.
Per ogni altra domanda o curiosità puoi contattarmi tranquillamente