Dopo la diagnosi di celiachia è importante che il paziente si sottoponga a una serie di controlli vari (follow-up) che permettano di monitorare l’andamento di questa patologia e la compliance del paziente alla dieta aglutinata, oltre che verificare che non vi siano altre patologie correlate alla celiachia (anemia, diabete mellino insulino-dipendente, tiroidite di Hashimoto, osteoporosi, cirrosi biliare primitiva, SM …….ecc.). Inoltre è importante anche verificare che non vi siano altri soggetti all’interno dello stesso nucleo famigliare (parenti di primo grado) affetti da questa sindrome. Esiste infatti una forte probabilità che figli, fratelli, sorelle e genitori di persone celiache presentino un evidente rischio di sviluppare questa patologia, con una prevalenza che oscilla fra il 6-12%.
Solitamente si consiglia di effettuare il primo controllo dopo 6 mesi dalla diagnosi, gli esami sierologici consigliati sono: emocromocitometrico completo, ferro (sideremia), ferritina, transferrina, glicemia, creatinina, AST, ALT, GOT, GPT, FT4, TSH, immonuglobuline A, anticorpi antitransglutaminasi (IgA), antitireoperossidasi anti-TPO, anticorpi antitireoglobulina anti-TG, paratormone, vitamina B12, folati, calcio, fosforo, fosfatasi alcalina.
In alcuni soggetti i valori delle antitransglutaminasi (IgA) possono esser già rientrate nella norma ma, in molti casi, non si sono ancora negativizzate per svariati motivi come per esempio scarsa aderenza alla dieta priva di glutine (sgarri), celiachia refrattaria oppure altre problematiche.
Gli esami sierologici successivi, nel caso di pazienti che abbiano antitransglutaminasi (IgA) negativizzate dopo i primi 6 mesi di dieta e che non presentino altre patologie, potranno poi essere eseguiti una volta all’anno. In soggetti non ancora negativizzati sarà il proprio medico a suggerire ogni quanto ripetere i controlli. L’esofagogastroduodenoscopia (EGDS), meglio nota come biopsia duodenale, non è necessario ripeterla negli anni successivi alla diagnosi a meno che non vi siano patologie correlate o poca rispondenza alla dieta priva di glutine. È consigliabile anche effettuare una visita medica con intervista dietetica per verificare l’adesione del paziente alla dieta aglutinata e valutare il corretto fabbisogno nutrizionale. Sarebbe ottimale effettuare questi controlli in un centro di riferimento per la malattia celiaca che possa disporre di una squadra polispecialistica composta da gastroenterologo, nutrizionista, psicologo … ecc. che possa fornire tutto il supporto necessario al paziente, soprattutto quando neodiagnosticato.
Dopo la diagnosi è anche importante eseguire la MOC, conosciuta anche come mineralometria ossea computerizzata, con metodo DEXA per valutare la quantità di calcio presente nelle ossa. Una buona percentuale di persone celiache diagnosticate dopo la maggiore età presentano infatti problemi di carenza di calcio nelle ossa pur seguendo la dieta aglutinata con rigore. Sarà poi il medico curante a valutare l’esito dell’esame e a suggerire l’eventuale terapia da seguire. Potrebbe anche rendersi necessario eseguire ecografia addominale e tiroidea e eventuali altri accertamenti sulla base dei valori degli esami sierologici effettuati durante il follow up (in questo caso sarà il medico a indicare gli esami necessari per ulteriori approfondimenti).
Per i parenti di primo grado di persone celiache è vivamente raccomandato di eseguire il dosaggio di IgA seriche e anticorpi antitransglutaminasi (IgA) per i motivi esposti all’inizio dell’articolo. Se i risultati saranno positivi, quindi in soggetti con elevato rischio di celiachia, questi dovranno sottoporsi alla biopsia duodenale; invece, in caso di negatività, dovranno effettuare l'esame HLA per verificare la predisposizione genetica. Due geni HLA, in particolare, appaiono indispensabili per lo sviluppo della celiachia: il DQ2 ed il DQ8. Se l’esame genetico risulta negativo, la diagnosi di celiachia è esclusa. Invece, nei soggetti con HLA-DQ2 positivo, questi dovranno ripetere i controlli delle antitransglutaminasi (IgA) ogni 2-3 anni o più a seconda di quanto suggerito dal medico o, prima, nel caso in cui compaiano disturbi che possano ricondurre alla celiachia.
Ricordo che, attualmente, la dieta aglutinata è l’unica terapia disponibile per la celiachia. Ogni piccolo sgarro alla dieta con prodotti contenenti glutine è purtroppo in grado di riattivare la risposta immunitaria dell’organismo e causare nuovamente un danno alla mucosa intestinale. Pertanto la dieta priva di glutine deve essere insostituibile, rigorosa e a vita (senza alcuna interruzione).
Fonti:
Protocollo Diagnosi e Follow Up, G.U. 07/02/2008.
Linee Guida diagnosi ed il Follow Up della Celiachia a cura di A. Calabrò, C. Catassi, I. De Vitis, P. Lionetti, S. Martelossi, A. Picarelli, R. Troncone, U. Volta – CSN-AIC.
Vademecum Celiachia 2008 – A.I.C.