L’alimentazione gluten free può ridurre il rischio di patologie cardiache?
Un nostro gentile lettore ci ha cortesemente segnalato un interessante articolo pubblicato sul Quotidiano Sanità, riguardante la salute del cuore e l’alimentazione gluten free. Questo articolo fa riferimento ad una recente pubblicazione apparsa sul BMJ (British Medical Journal) ad Aprile 2017, autori Lebwohl e collaboratori.
La ricerca si è svolta in un arco temporale di 26 anni e ha esaminato degli approfonditi questionari di circa settantamila infermiere e di quarantacinquemila uomini, che lavoravano nell’ambito della professione medica ed infermieristica. Tra di essi non erano presenti pazienti con diagnosi di celiachia. Erano presenti persone che avevano differenti apporti di glutine nella loro dieta.
L’obiettivo della ricerca era quello di valutare l’associazione tra l’adozione a lungo termine della dieta gluten free e l’insorgenza di patologie cardiache e coronariche. Il consumo dei prodotti con glutine e gluten free è stato valutato tramite un questionario ad hoc, riguardante le abitudini nutrizionali dei pazienti scelti.
Nel complesso studio statistico, che è seguito alla raccolta dei dati per un tempo così lungo, sono stati evidenziati casi di patologie cardiache in circa 2500 donne e 4000 uomini. Sono stati anche registrati infarti al miocardio fatali in 540 donne e circa 1700 uomini e infarti al miocardio non fatali in circa 1900 donne e circa 2400 uomini.
I dati relativi all’insorgenza di patologie cardiache e infarti sono poi stati studiati e correlati con l’assunzione di glutine nella dieta di queste persone.
Osservando i dati esclusivamente in base all’età dei partecipanti, si è concluso che chi seguiva una dieta glutinosa presentava un minor rischio di insorgenza di patologie cardiache rispetto a chi assumeva poco glutine nella dieta.
Osservando però gli stessi dati, considerando diverse variabili quali l’etnia, l’indice di massa corporeo, l’altezza, la presenza di diabete, l’uso di aspirina o di altri farmaci antiinfiammatori, l’uso di integratori multivitaminici, l’uso di statine, la dipendenza da alcol e da fumo, ipercolesterolemia, l’ipertensione, la familiarità nelle patologie cardiache, l’attività fisica, la menopausa e l’assunzione di ormoni in menopausa, i medesimi dati non presentavano più la correlazione precedente. Tutte le variabili a contorno avevano un peso più importante rispetto all’assunzione di più o meno glutine nella dieta.
In una analisi successiva degli stessi dati, considerando le diverse fonti di glutine, distinguendo quindi fra fonti raffinate e fonti integrali di glutine, è stato osservato che l’insorgenza di patologie cardiache non era legata alla quantità di glutine, da qualsiasi fonte provenisse, ma da altre variabili, come appunto il fumo, confermando quindi quanto osservato nella prima analisi statistica.
Ciò che tale studio vuole evidenziare è che le persone non affette da celiachia, potrebbero non beneficiare dalla diminuzione o dall’eliminazione del glutine dalla dieta, perché i fattori che influenzano il rischio di patologie cardiache sono altri.
Altra cosa è invece il paziente celiaco, che quindi deve seguire una alimentazione senza glutine come cura; prima della diagnosi potrebbe presentare un più alto rischio di insorgenza di patologie cardiache, ma una volta diagnosticato tale rischio si abbassa notevolmente.
L’alimentazione senza glutine è cura per coloro che soffrono di celiachia, di gluten sensitivity e di altre patologie autoimmuni e con componente infiammatoria, non lo è per chi non ha una diagnosi per tali malattie e, anzi, potrebbe trasformarsi in carenza di nutrienti utili.
E speriamo che chi segue le mode ci legga!