L’autismo è una sindrome comportamentale biologicamente determinata da una componente multifattoriale di elementi genetici e ambientali.
Prima di addentrarci in questo corposo argomento ci piacerebbe condividere con i nostri lettori un video pubblicato nel 2014 dell’Associazione Dalla luna che descrive attraverso immagini animate e parole cosa è l’autismo, e lo fa in un modo che per noi risulta essere creativo e al tempo stesso semplice e chiaro.
Ad oggi il nuovo DSM V (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) ha individuato la dicitura DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO sotto la quale raggruppare il Disturbo Autistico, Disturbo di Asperger e il Disturbo Generalizzato dello Sviluppo NAS.
Tali disturbi si manifestano nella compromissione di un sano sviluppo cognitivo-comportamentale dei bambini, a partire dai primi anni di vita. Al momento, infatti, l’unica possibile metodica di diagnosi per i DSA è di tipo comportamentale, ovvero: i genitori, in primis, i pediatri e gli specialisti, sono chiamati ad osservare i comportamenti dei loro bambini/pazienti fin da piccoli, soprattutto a partire dai 2- 3 anni.
Formulare una diagnosi di autismo non è affatto facile, poichè i “sintomi” che caratterizzano i disturbi dello spettro autistico sono così numerosi e differenti da caso a caso, che non sempre è facile riconoscerli; tant’è vero che spesso gli specialisti tendono a definire i soggetti affetti da autismo “alto funzionamento” o “a basso funzionamento”, verbali e non- verbali, a seconda del grado di sviluppo e di compromissione di determinati comportamenti e la presenza o assenza di specifici deficit.
Dunque, quali e che tipo di comportamenti osservare?
Sono stati individuati (DSM-V) criteri diagnostici per i DSA:
- deficit persistenti nella comunicazione e interazione sociale: a) scarsa reciprocità socio-emotiva che si manifesta nella mancanza di condivisione degli interessi e delle emozioni, difficoltà a socializzare; b) deficit nella comunicazione non verbale ad esempio attraverso l’assenza di contatto oculare; c) deficit nello sviluppare e mantenere relazioni sociali ad esempio regolando il comportamento a seconda dei diversi contesti;
- comportamenti, interessi e attività ristrette e ripetitive: a) linguaggio, movimenti o uso di oggetti stereotipati o ripetitivi (stereotipie motorie, ecolalia, uso ripetitivo di oggetti, o frasi idiosincratiche); b) fedeltà alla routine come fare la stessa strada o mangiare lo stesso cibo; c) interessi altamente ristretti e fissati; d) iper o ipo-reattività agli stimoli sensoriali o interessi insoliti verso aspetti sensoriali dell´ambiente.
- i sintomi devono essere presenti nella prima infanzia;
- l’insieme dei sintomi deve compromettere la vita quotidiana.
Quali cure o trattamenti per i DSA?
Nel corso dei decenni numerosi sono stati i trattamenti, farmacologici, riabilitativi, educativi, sociali, che sono stati proposti e attuati per il trattamento dei DSA.
Al momento, però, non esistono cure mediche o farmacologiche che portano alla completa regressione dei deficit e dei disturbi. Tuttavia, alcuni farmaci (ad esempio psicofarmaci), vengono utilizzati per questi pazienti al fine di ridurne specifici sintomi, come l’irrequietezza, l’aggressività, le stereotipie, l’autolesionismo, l’epilessia, ecc. In associazione a questi, è fondamentale una presa in carico del paziente DSA da parte di professionisti e servizi competenti per l’avvio di un percorso di terapia che sia quanto più possibile precoce, intensivo e curriculare.
Con l’incremento dell’incidenza epidemiologica di 10-13 casi su 10.000 (Linee Guida 21 del 2015), sono proliferate anche le metodologie e le cure riabilitative di tipo psico-educativo volte al trattamento dei disturbi delle spettro autistico; tra queste citiamo:
Nei recenti aggiornamenti (ottobre 2015) delle Linee Guida 21, il Ministero della Salute ha condotto una serie di analisi sugli studi relativi ai benefici apportati da specifici interventi biomedici e nutrizionali sul trattamento dei DSA, tra questi interventi, le analisi del ministero si sono focalizzate sui trattamenti con integratori alimentari, sulla melatonina ed anche sulla dieta senza glutine e senza caseina.
I risultati di queste analisi ve li sveliamo più avanti.
Ma cosa c’entra l’autismo con la celiachia e la GFD?
Nell’ultimo decennio spesso abbiamo sentito parlare di numerosi casi di bambini affetti da DSA e al contempo celiaci, che hanno ottenuto “miglioramenti” a seguito di una dieta senza glutine e/o caseina.
Possiamo fidarci?
Come eccellentemente riportato e spiegato in un articolo su Informasalus, dopo il lavoro di Reichelt, sono sempre di più gli autori che evidenziano nelle urine dei bambini affetti da autismo la presenza di alti livelli di peptidi “oppioidi” (casomorfina e glutomorfina). Ciò consente di ipotizzare che i bambini autistici durante i processi digestivi, a causa di un’alterata digestione di queste proteine, dovuta a sua volta probabilmente ad un difetto della permeabilità intestinale, assorbano peptidi anomali che influenzano il meccanismo della neurotrasmissione e danno origine al comportamento di tali pazienti.
Ulteriori importanti studi scientifici che legano la celiachia all’autismo e alla GFD sono quelli dei gruppi di ricerca della School of Medicine dell’Universita’ di Baltimora, il cui gruppo di ricerca è guidato dal prof. Fasano, e il gruppo di ricerca della Seconda Università degli Studi di Napoli, coordinato dalla dott.ssa Sapone, i quali hanno scoperto la gluten-sensitivity (GS). Grazie a questi studi, si ipotizza che nelle persone con autismo vi sia un difetto della permeabilità intestinale per il quale entrerebbero in circolo sostanze tossiche, tra le quali il glutine.
Tuttavia secondo tali studiosi e secondo i dati da loro raccolti:
…l’incidenza della celiachia in questi soggetti affetti da DSA è del 2% – dichiara Fasano – mentre l’ipersensibilità al glutine (GS) arriva al 17-18%». Analoga considerazione vale per i soggetti schizofrenici. «Il 20-22% dei casi presenta segni che possono far sospettare una sensibilità al glutine», aggiunge. Del resto,«il glutine è una molecola tossica – conclude Fasano – è l’unica proteina alimentare che non si digerisce completamente. E negli ultimi 100-150 anni il grano per la produzione alimentare è stato arricchito di glutine». (maggiori info)
Quindi, sono maggiori i casi di DSA che soffrono di GS piuttosto che di celiachia, poichè pur trovando sollievo e miglioramento nel seguire una dieta senza glutine, non risultano positivi ai marker sierologici tipici della celiachia e neppure si evidenziano appiattimenti della mucosa intestinale; inoltre, l’ultima frase del professore riguardo la tossicità dei grani attualmente coltivati potrebbe spiegare l’incremento dei casi di DSA nell’ultimo decennio.
Un ulteriore studio (ma di più piccola entità) è stato condotto presso l’ospedale e centro di ricerca Stella Maris dell’Università di Pisa dal prof. Muratori e la dott.ssa Del Bianco. Presso questo centro, da ormai qualche anno si attua lo screening sierologico per la celiachia in tutti i bambini che vengono ammessi per la valutazione di diagnosi di Disturbo dello Spettro Autistico, per due ordini di motivi:
– l’esame del sangue finalizzato ad individuare i bambini con celiachia permette una diagnosi precoce ed efficace ed iniziare al più presto la dieta priva di glutine.
– la seconda motivazione è di ricerca: essendo ormai nota l’ipotesi della connessione tra autismo e celiachia e/o disturbi gastro-intestinali, ma non esistono dati empirici esaurienti né una direzione univoca che permettano di trarre conclusioni in tal senso. Nel caso della nostra ricerca, abbiamo cercato di porci una domanda ben specifica: la prevalenza (cioè la percentuale) di casi di celiachia è maggiore tra gli autistici rispetto alla popolazione generale?
Riesaminando i risultati del test di screening dei bambini che erano stati diagnosticati presso il centro negli anni 2010-2013, in questo campione, i casi diagnosticati di celiachia risultarono pari al 2,3% (9 casi su 382). Se tale percentuale si confronta con quella rilevata nella popolazione generale italiana pediatrica secondo uno studio europeo (1%), si ottiene un risultato statisticamente significativo, anche se al limite. Ciò significa che sì, in effetti nella popolazione di autistici la percentuale è maggiore, ma non è possibile individuare un rapporto di casualità diretta tra l’autismo e la celiachia in sé.
Come evidenzia uno studio polacco, che prende in esame numerosi studi sulla relazione tra celiachia, autismo e GFD, ad oggi non è ancora possibile stabilire con certezza che vi sia una reale concausa tra celiachia e autismo, così come non è del tutto certo (nonostante alcune evidenze scientifiche) che la dieta priva di glutine possa apportare sempre dei benefici a soggetti affetti da DSA. Questo perchè le ricerche condotte fino ad oggi non sono valide (secondo specifici parametri della comunità scientifica) dal punto di vista scientifico.
E’ possibile comunque sostenere con molta probabilità che:
solo in alcuni casi, anche se numerosi, alla base dell’autismo c’è un substrato metabolico. Questo è il presupposto per il quale esistono soggetti, che io definisco “responders“, fortemente sensibili ai cambiamenti alimentari, ed altri, “non responders”, che, con sintomi di autismo uguali ai primi, risultano refrattari ai provvedimenti dietetici…
ho avuto modo di constatare che in molti bambini risultati non celiaci, una dieta priva di glutine (e, aggiungo, priva di caseina e soia) ha determinato un visibile miglioramento di sintomi quali l’iperattività, l’insonnia, l’agitazione continua, l’irregolarità intestinale, il deficit attentivo, la scarsa recettività e capacità di partecipazione alle sedute terapeutiche.(dott. Borghese)
Infine, per chiudere (solo per il momento) riportiamo quanto indicato dalla Linee Guida 21 redatte e aggiornate dal Ministero della Salute ad ottobre 2015:
Non sono disponibili al momento prove scientifiche sufficienti a formulare una raccomandazione sull’utilizzo delle diete di eliminazione di caseina e/o glutine in soggetti con disturbi dello spettro autistico; quindi, finché non saranno disponibili dati ulteriori, si raccomanda che le diete prive di caseina e/o glutine siano utilizzate solo in caso di allergie o intolleranze alimentari accertate, ma non per il trattamento dei sintomi dei disturbi dello spettro autistico.
Sperando che le istituzioni italiane e straniere investano sempre più sulla ricerca legata a questa tematica, attendiamo l’evolversi di questi studi; sottolineiamo inoltre, l’importanza di rivolgersi a professionisti e centri specializzati nel trattamento dei DSA e l’importanza dell’associazionismo che fornisce supporto informativo, sociale ed emotivo a tutte quelle famiglie che affrontano questa realtà.
IMMAGINI: tratte dal web
FONTI:
– Informasalus
– Celiachia Italia
– Linee Guida 21
– Emergenza autismo
– International Journal of Celiac Disease
– http://etabeta.univ.trieste.it/dspace/handle/10077/3033
– Unipisa – Del Bianco
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