Il glutine colpevole di tutto, anche della gluten sensitivity?
Sull’ultimo numero dell’Internazionale (settimana dal 6 al 12 febbraio 2015) è apparsa la traduzione dell’articolo di Michael Specter, dal titolo originale Against the Grain, che fu pubblicato da The New Yorker nei primi giorni di Novembre 2014. Dell’articolo di Michael Specter ce ne siamo occupati a pochissimi giorni dalla sua uscita (Il glutine unico grande colpevole).
Il titolo italiano apparso sull’Internazionale è Non è solo colpa del glutine. Personalmente, lo riformulerei in Non è solo colpa del glutine?
Come è stato spiegato in diversi articoli sulla sensibilità al glutine o gluten sensitivity e anche sulla moda delle diete senza glutine, gli interrogativi sono sempre molti, perché il mondo della ricerca, in particolare della diagnostica, è davvero work in progress.
Se l’1% della popolazione italiana, ma anche statunitense, è affetto da celiachia conclamata, una percentuale altrettanto quantificabile rientra nella celiachia latente ed in quella potenziale, tanto che, risultati alla mano, è il 2,5% della popolazione a soffrire di celiachia nelle diverse forme (come si legge nell’articolo pubblicato sul congresso che si è tenuto al Gluten Free Friday a Roma lo scorso dicembre). A questa percentuale si aggiunge quella della gluten sensitivity, che ha uno spettro di sintomi intestinali ed extraintestinali (come evidenziato nel suddetto articolo).
A parte gli amanti della moda, delle diete e dei fads, le percentuali parlano chiaramente e parlano di persone che stanno male, qualora consumino alimenti contenenti glutine.
Quindi, non è esattamente come
“il terrore dei grassi è l’esempio più clamoroso del distacco tra realtà scientifica e le leggende che determinano le nostre abitudini alimentari”.
Nell’equazione glutine – celiachia – gluten sensitivity si deve parlare di scienza, di conoscenza e di sana informazione.
Ma allora l’imputato glutine è l’unico grande colpevole della gluten sensitivity?
A saperlo!
Ecco perché è necessaria la ricerca e conseguentemente l’informazione.
Nell’articolo su Gluten free travel and Living, citato all’inizio, si parla infatti di sinergie da scoprire (vedi i Fodmaps, ad esempio) e si parla di eventuali cause ambientali, emerse ad esempio in uno studio della Mayo Clinic, citato nell’articolo di Michael Specter.
Il puzzle non è completo, molte sono le tessere da sistemare, forse anche da scoprire.
Un piccolo passo avanti nella ricerca sulla gluten sensitivity sembra essere stato fatto: la Prodeco Pharma sta commercializzando un kit di analisi, brevetto del team di Gastroenterologia del Centro per la Prevenzione e la Diagnosi della Malattia Celiaca presso la Fondazione IRCCS Ca’ Granda – Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.
E’ una buon progresso per la ricerca, che segue da vicino la tematica della gluten sensitivity.
Doveroso e necessario è sottolineare ancora una volta che la diagnosi della gluten sensitivity va fatta da uno specialista, che è una diagnosi per esclusione, poiché si escludono, dopo opportuni test e visite diagnostiche, la celiachia o l’allergia al frumento o altre patologie, che non è una diagnosi per auto-esclusione, cioè in autonomia si decide di escludere il glutine dalla propria alimentazione.
Anzi, escludere dalla propria alimentazione senza nessun protocollo medico può creare seri problemi all’iter diagnostico; infatti, i risultati dei test, compresi il test degli anticorpi per la celiachia, possono dare dei falsi negativi come risultato.
I test in kit possono essere dei validi ausili per lo specialista, che potrà focalizzare meglio l’iter da seguire, ma la presenza dello specialista o di un team di specialisti è necessaria. Assolutamente.
Fonti
Internazionale, settimana 6-12 Febbraio 2015
http://www.healthy-magazine.co.uk/